Comprare un ampli usato, ovvero come non prendersela dove non batte il sole e come fare e come far fare le prove giuste...
Prima o poi, arriva quel momento nel quale capita, più o meno a buon mercato, di mettere le mani sull'ampli che si desidera da sempre, oppure quello che non è più prodotto o ancora quello che non ci si può o poteva permettere da nuovo.
Come sempre, comprare qualcosa di usato espone ad alcuni rischi che il nuovo, grazie al paracadute (anche se alle volte un po' striminzito) della garanzia non ha; vediamo allora qualche piccola nota su cosa fare/non fare:
Cominciamo dal venditore: se è un rivenditore, l'ampli è normalmente stato ritirato da un altro cliente e se il rivenditore è serio, di solito non si tira indietro alla scoperta di guasti occulti o gravi difformità (altoparlanti sostituiti con altri che non c'entrano affatto, guasti che si presentano dopo mezz'ora dall'arrivo a casa, ecc ecc) e la cosa si risolve di solito con soddisfazione di entrambe le parti.
La faccenda si complica se compriamo l'ampli da un privato che non conosciamo affatto, e peggio ancora, se quel privato non capisce un tubo di musica ma ha scoperto di avere un oggetto vendibile/collezionabile che vuole vendere al massimo possibile, contando sul nome dell'apparecchio e ovviamente glissando sulle sue condizioni. Per certi versi, è un po' come comprare un juke boxe o un flipper d'epoca, vanno di moda e i furbetti spuntano come funghi a ottobre.
Ora, se l'ampli dei nostri sogni è un valvolare, e magari più o meno vintage, sia che il venditore sia serio o sedicente tale, dobbiamo tenere conto che nel 90% dei casi dovremmo sostituire tutte le valvole e magari far fare un bel “tagliando” di pulizia e disossidazione di potenziometri, switch, zoccoli e quant'altro si muova, non escludendo che tale tagliando possa anche includere la sostituzione di condensatori di alimentazione e di segnale, il che porta il tagliando ad essere discretamente oneroso, soprattutto per la manodopera, se si vuole fare un bel lavoro.
Posto il fatto che mai e poi mai si compra un ampli valvolare vintage di pregio senza provarlo (sconsiglio ebay e simili, con tutto il rispetto per ebay, ci sono cose che è igienico non comprare per corrispondenza) vediamo quindi che cosa dobbiamo controllare quando proviamo l'ampli che vogliamo comprare:
Per lo stesso motivo sconsiglio o comunque consiglio di fare parecchia attenzione comprando amplificatori “da restaurare” magari fermi in cantina magari da 20 o più anni; generalmente il gioco non vale la candela, a meno che non si abbia molto tempo e il portafoglio a fisarmonica, tanto per usare un paragone musicale.
In qualche modo gli ampli vintage sono come le macchine d'epoca: il ripristino è costoso se fatto come si comanda, e non vedo il motivo di acquistare un bell'ampli vintage e ripristinarlo "vagamente", sono soldi buttati e la soddisfazione è pari al decaffeinato di certi distributori automatici.
Inutile dire che sono problemi lunghi da risolvere, data l'età degli apparecchi, e normalmente costosi, in quanto molti ricambi non sono disponibili in Italia e vanno acquistati in Inghilterra o negli Stati Uniti, con tutti i costi di spedizione o dogana che ne derivano.
P.S. nota particolare per ampli Fender vintage (Twin; Bassman, ecc ecc); verificate attentamente gli zoccoli delle valvole finali, se sono realizzati in plastica nera o marrone scuro, al 95% dovranno essere sostituiti. Si tratta infatti di zoccoli Amphenol in resina fenolica (Amphenol = American Phenolic Corporation) che a causa del calore delle valvole che sono montate dall'alto verso il basso, dopo 40 - 50 anni di onorato servizio, si allentano parecchio (ho visto alcuni Bassman nei quali bastava toccare le valvole per vederle cadere) e ovviamente vanno sostituiti con zoccoli in ceramica, sempre che non sia già stato fatto, che risolve un bel problema, assicurando molti altri anni di onorato servizio.
P.S. nota particolare per gli amplificatori molto vintage; le norme elettriche sono cambiate parecchio nel corso degli ultimi 40 anni, e molti amplificatori hanno un cablaggio elettrico al limite del pericolo, non avendo il collegamento di terra e/o avendo cavi e connettori pericolosi (soprattutto apparecchi come Binson o Davoli, Marshall ad esempio usava connettori Bulgin che sono ancora più che validi).
Per quanto dispiaccia alterare l'originalità dell'oggetto, è assolutamente necessario provvedere al collegamento di terra e bisogna assolutamente verificare gli isolamenti; d'accordo che la chitarra di dice "elettrica", ma si intende in un altro modo.
La faccenda invece cambia parecchio in meglio con gli amplificatori a stato solido: sono molto più semplici, non usano tensioni altissime e non raggiungono temperature alte e quindi i condensatori si usurano molto meno, e non usano componenti soggetti ad usura come le valvole, salvo che ne abbiano una o due nel preamplificatore, ma di norma non creano problemi.
Tutto ciò fa si che le cose a cui dobbiamo stare attenti siano meno, ma la faccenda in sostanza non cambia, ergo anche qui valgono le cose da controllare già dette per gli ampli a valvole, ma in minor numero, che andiamo a riassumere per comodità:
Un'ultima cosa, comune a tutti gli amplificatori, da non sottovalutare mai: i fusibili.
Una volta soddisfatti dell'acquisto e portato a casa l'apparecchio, controllate sempre che i fusibili siano del tipo e valore giusti! Qualche genio, in mancanza del fusibile di ricambio adeguato potrebbe averlo taroccato con la stagnola o il filo di rame ed essersene bellamente dimenticato dopo la serata. Inutile dire che al primo guasto invece che saltare il fusibile è l'apparecchio ad esplodere.
Per personale esperienza di riparazioni, il fusibile taroccato aumenta la gravità dei guasti minimo del doppio, ed anche il costo del ripristino, ed in casi estremi, se l'apparecchio prende fuoco, c'è ben poco da riparare.
Attenti dunque, un pacchetto di fusibili costa qualche euro, vale la spesa direi.
La piccola guida finisce qui, quindi occhio all'ampli e via con gli acquisti!
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